Lenti a contatto e idratazione, cosa bisogna sapere
Quando si acquistano lenti a contatto morbide idrofile, il primo valore che viene valutato è la percentuale di acqua contenuta nel presidio.
C’è un’erronea convinzione che più è alto il contenuto idrico più la lente sarà comoda e gas permeabile.
Idratare le lenti nel modo corretto
Per fare una valutazione completa sul grado di permeabilità all’ossigeno, sull’idratazione e sulla comodità di una lentina, bisogna considerare percentuale di acqua, materiale di fabbricazione, fattore di permeabilità, o Dk/t, e spessore del presidio.
Valutando queste variabili, una lente con una percentuale di acqua bassa non necessariamente sarà poco gas permeabile.
In commercio si trovano presidi a sostituzione frequente (lenti a contatto giornaliere, settimanali, quindicinali e mensili) con buone percentuali di idratazione ma che non sempre hanno gli stessi valori di permeabilità di ossigeno.
Un presidio idratato e comodo
Innanzitutto bisogna conoscere i materiale con cui sono fabbricate le lenti a contatto, lo spessore e la diversa geometria a seconda del disturbo. I prodotti di nuova generazione sono fabbricati con polimeri siliconici hidrogel nella cui composizione è presente acqua e nelle indicazioni sono presenti le percentuali e del polimero e dell’idratazione.
Alte percentuali non indicano altrettanta permeabilità. A seconda del potere diottrico, e del tipo di disturbo, lo spessore del presidio cambia e quindi anche il grado di trasmissione dell’ossigeno. Lo stesso materiale di costruzione, in ambiti diversi e a spessori diversi, può essere più o meno permeabile e quindi la percentuale di idratazione può essere alta ma quasi ininfluente per la trasmissibilità.
Ma perché è importante il fattore idratazione?
Le lenti a contatto ad alto contenuto idrico sono comode, soprattutto quando bisogna toglierle. Il loro fattore di percezione è basso e la loro superficie può rimanere morbida per molto più tempo essendo più lungo il tempo di disidratazione naturale.
Gli accumuli proteici e i depositi di polveri ambientali risultano più difficili. I contattologi inoltre le consigliano a chi soffre di secchezza oculare, di scarsa lacrimazione, a coloro che lavorano in ambienti climaticamente particolari, a chi pratica sport o semplicemente a chi non vuole rinunciare alle lenti d’estate o in ambienti particolarmente caldi e secchi o molto freddi.
Ci sono alcuni aspetti negativi che vanno presi in considerazione?
Più la lente a contatto è bagnata più può essere soggetta a prolificazione di batteri e all’attacco di agenti esterni come il fumo e lo smog. La sua fabbricazione, infatti, simile ad una spugna, oltre a conservare per più tempo l’umidità, tende a farle assorbire residui e microorganismi. Le case produttrici insistono particolarmente sulla pulizia e sulla manutenzione dei loro presidi proprio per evitare agli incauti portatori infezioni e fastidi, oltre a smaltirle in modo corretto dopo il loro utilizzo.
Ma detergere una LAC non sempre è sinonimo di sicurezza. Assorbendo agenti esterni quali disinfettanti e detergenti, si deve avere massima cura nel risciacquo per lo stesso principio che bisogna osservare frequentando luoghi fumosi o impregnati di agenti patogeni. Maggiore è la percentuale di acqua e maggiore può essere il pericolo di inquinamento.
Le lenti a contatto giornaliere possono essere le meno inclini a queste problematiche ma comunque non risparmiano il portatore dall’osservare corrette norme igieniche ed evitare situazioni a rischio.
Volendo tirare le somme, due sono gli aspetti fondamentali da considerare al momento dell’acquisto di lenti, il primo è la permeabilità all’ossigeno in relazione a idratazione e specifiche tecniche e, il secondo, l’attenzione che si deve avere nel portare dispositivi facilmente attaccabili da agenti esterni. Più sarà alto il contenuto di umidità più si dovranno seguire scrupolosamente le istruzioni accompagnatorie.